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COMUNE DI MEDUNO

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<p>È terra di <strong>abili scalpellini</strong>, quali il capomastro Luigi Del Bianco che diresse i lavori delle sculture del <strong>monte Rushmore</strong> raffiguranti i quattro presidenti degli Stati Uniti. Ma è anche la patria della libertà: la frazione di Navarons è legata agli sfortunati moti risorgimentali di Antonio e Silvio Andreuzzi, mentre dal monte Valinis gli sportivi si lanciano nel vuoto con <strong>parapendii</strong> e <strong>deltaplani</strong>, disegnando acrobatiche geometrie. <strong> </strong></p>

Storia

Meduno, già conosciuta dai Celti per la gran quantità di acqua che bagna il territorio e la protezione offerta dalle montagne è uno dei centri più antichi della fascia pedemontana, risale infatti all’epoca preistorica. Un grosso blocco di pietra che si trova in località Ciago, forse ara sacrificale di una popolazione veneta o carnica, testimonia la sua esistenza già in età pre-romana. L’abitato più antico si sviluppò poi attorno al Castello, costruito nel 1136.

Situato su un crinale che sovrasta il paese, il castello apparteneva alla famiglia dei Meduno, feudatari del Vescovo di Concordia, e divenne poi feudo del Patriarca di Aquileia. Nel 1385 fu cinto d’assedio dalle truppe di Francesco da Carrara e nel 1413 è nuovamente di proprietà del Vescovo di Concordia. La sua storia finisce definitivamente nel XVI secolo col suo abbandono. Da poco oggetto di indagini archeologiche, interventi di restauro e messa in sicurezza, le suggestive rovine del grande monumento storico sono ora aperte al pubblico e visitabili.

Nella storia, più che nella tradizione di Meduno, è significativo il borgo di Navarons, base logistica e organizzativa dell’unico episodio insurrezionale di ispirazione mazziniana in Friuli (1864), dov’è possibile visitare la casa del medico Antonio Andreuzzi, anima del movimento. Nonostante il fallimento dell’impresa, il solo fatto che di qui siano passati lettere e scritti di Mazzini e Garibaldi rende onore a questo paesino che fu, nell’ottobre 1864, il centro della storia friulana.

Di Meduno, va poi ricordata la tradizione degli scalpellini. La maggior parte degli studiosi fa risalire al XV secolo il periodo in cui i primi tagliapietre fecero la loro comparsa in Friuli, in seguito all'annessione del Friuli alla Repubblica Veneta nel 1420 e a una nuova apertura verso l'esterno.
Furono i costruttori, i lapicidi e le maestranze lombarde che, complice il fatto che nel Lombardo Veneto, in quel periodo, la concorrenza del mercato si era fatta più forte, filtrando attraverso Venezia si spinsero verso i nuovi mercati orientali della penisola trovando in Friuli un terreno fertile dove mettere a frutto la loro abilità e maestria. Già dalla seconda metà del ’400 vediamo sorgere in Friuli le prime botteghe artigiane, fino a raggiungere il ragguardevole numero di una trentina. Dapprima ad opera degli stessi lombardi e poi, man mano che acquisivano le tecniche del mestiere, anche dai primi friulani.

Fonte: Dulcis terrae

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