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DAL 8 NOVEMBRE AL 19 APRILE 2015

Luigi Vettori

Con la mostra Luigi Vettori. Una eredità spezzata, curata dallo storico dell’arte Casimiro Di Crescenzo, e allestita nella  Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “ArmandoPizzinato” dall’8 novembre 2014 all’8 marzo 2015, l’Amministrazione comunale di Pordenone ricorda, a un anno dal centenario della nascita, una giovane promessa dell’arte di Pordenone prematuramente stroncata dalla morte sul Fronte greco, avvenuta a soli 28 anni il 10 marzo 1941.

La biografia di Luigi Vettori può essere brevemente riassunta in poche righe: nato a Santa Lucia di Piave nel 1913, vive dal 1923 a Pordenone, dove la sua famiglia aveva deciso di trasferirsi, e qui completa il primo ciclo di studi per frequentare a Venezia il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti, avendo come maestri prima Bruno Saetti, e poi  Virgilio Guidi. Inizia ben presto a esporre e partecipa alle collettive del GUF, della Bevilacqua La Masa di Venezia e delle Sindacali d’Arte di Udine, ottenendo riconoscimenti e i primi successi. La carriera militare, iniziata nel 1933 e che lo porterà come volontario in Africa dal 1936 fino al 1938, segna una prima interruzione della sua attività di pittore. Posto in congedo nel 1938, riprende a dipingere, ottiene il Diploma per l’abilitazione all’insegnamento del disegno in tutte le scuole medie e si diploma nel giugno del 1939 all’Accademia di Venezia con Guido Cadorin. In questo ultimo periodo della sua vita, si concentra sullo studio del ritratto e della figura umana, ma il suo destino di artista si interrompe brutalmente. Richiamato alle armi nel novembre del 1940, troverà la morte pochi mesi dopo sul fronte greco a Monastir, quota 717.

Tuttavia, per quanto breve sia stata la sua esistenza, i dipinti da lui lasciati rivelano il sincero temperamento di un vero artista. Il suo ricordo e quello della sua opera resteranno impressi nella memoria degli amici artisti che si impegneranno a mantenerli vivi negli anni. Grazie all’affetto di Furlan, Pizzinato e Tramontin, sue opere sono incluse sia nell’Omaggio a Luigi De Poli del 1947 sia nella Prima Mostra d’Arte degli Artisti della Destra Tagliamento del 1949. Tuttavia, è soprattutto la devozione della madre, Maria Zardetto, a preservare la sua opera. Una prima retrospettiva è organizzata a Pordenone nel 1963 da don Piero Nonis, che promosse l’acquisto da parte del Comune di un primo nucleo di opere da destinare al Museo in via di creazione. Le successive donazioni da parte della famiglia incrementano dal 1971 al 1974 le collezioni del Museo Civico con un notevole gruppo di opere - dipinti, sculture, disegni, incisioni e oggetti decorativi – arricchito da un corposo fondo di documenti, fotografie, lettere, libri e riviste, anche questo amorevolmente salvato dalla madre da una sicura dispersione. L’importanza di queste generose donazioni è subito sentita dall’Amministrazione dell’epoca che decide nel 1975 di realizzare una grande retrospettiva, curata da Giancarlo Pauletto, a cui si deve anche la realizzazione del catalogo riccamente illustrato. Da questa data il compito di tutelare l’opera di Vettori è assunto dal Museo Civico di Pordenone che si è impegnato con numerosi prestiti ad assicurare la presenza di suoi dipinti nelle mostre succedutesi negli anni dedicate alla pittura del Novecento in Friuli.

Oggi, a quasi quarant’anni dall’ultima, ampia presentazione al pubblico dell’opera di Vettori, con la finalità di promuovere il ricco patrimonio conservato nelle collezioni comunali, questa nuova retrospettiva intende presentare il più aggiornato lavoro di studio sui documenti d’epoca, utili a fornire elementi certi per la datazione delle opere. La ricostruzione della sua breve carriera permette di apprezzare l’originalità della sua proposta artistica e, allo stesso tempo, mette in luce la rete di rapporti e di amicizia con gli altri giovani artisti, come Pizzinato, Dall’Anese, Furlan, Malni e Moretti, per citare solo qualche nome. Per l’occasione, le opere conservate in museo sono state sottoposte a un’accurata indagine conservativa e, dove necessario, si è proceduto al restauro, riportando i dipinti all’originale policromia. A complemento dell’esposizione è esposto un nutrito gruppo di tele provenienti da collezioni private.

Gli esordi
Ricordato dagli amici come una persona dal carattere timido e riservato, il suo primo sguardo sul mondo è rivolto ai soggetti a lui più vicini, come Il Cortile, dipinto nel 1928 a soli 15 anni, o scene di vita quotidiana come Donne al mercato, Donne al fiume o Figure sulla spiaggia. Ben presto altri soggetti colpiscono la sua giovane immaginazione, come L’aeroporto di Aviano e il mondo circense rappresentato sia nel Circo che in Pagliacci la cui fattura rivela il debito formale con il suo maestro Saetti. Le sue nature morte offrono allo sguardo gli oggetti di uso quotidiano più semplici, lontano da ogni accenno di vanitas, si prestano con le loro forme a composizioni dominate da una ricerca tonale del colore e ravvivate da audaci tagli nei margini che fanno ben comprendere l’interesse per la fotografia. La presenza spesso di piante grasse probabilmente sottintende un simbolo personale che resta però non più decifrabile. I paesaggi dipinti del 1935, Paesaggio con barca, Paesaggio, Paesaggio con neve sono improntati sul contrasto tra i toni morbidi che compongono la natura e la riduzione geometrica degli edifici a semplici solidi, osservata con attenzione nelle opere di Giotto ed espressa anche da Cézanne.

La figura femminile
Tuttavia sono l’ambiente domestico e l’universo femminile che lo rappresenta a sollecitare maggiormente la fantasia di Vettori. I ritratti, quasi tutti femminili, esprimono un’amorevole complicità, situati in interni per lo più spogli e dimessi. Figura in nero è tra le sue opere più riuscite e la sua resa cromatica esprime le doti dell’artista pur dimostrando l’interesse per Modigliani, a cui la Biennale del 1920 aveva reso un grande omaggio, e la lezione di Guidi, suo maestro all’Accademia di Venezia. La formazione artistica di Vettori si nutre anche dello studio della ritrattistica rinascimentale e della conoscenza dell’arte di Cézanne, elementi questi che lo portano nell’alveo della corrente del Novecento. Le donne ritratte sono spesso abbellite dai cappellini allora di moda, in interni sempre aperti sul paesaggio circostante o per mezzo di una finestra o per l’assenza di una parete, ispirandosi così alle tele rinascimentali. La citazione dell’antico è anche rivelata dalle opere d’arte che decorano gli ambienti come la colonna, disegni o il gesso della sua scultura Torso femminile. Nella superba tela Mia madre, la figura materna si impone allo sguardo e domina tutta la campagna circostante. Anche il nudo femminile è un genere che interessa il pittore, ma è affrontato con una forma di pudore, spesso lo sguardo della modella non è rivolto all’artista o spettatore.

L’esperienza militare in Africa e l’interesse per la fotografia
Gli anni del servizio militare interrompono la sua attività d’artista e degli anni trascorsi nelle colonie sono rimaste numerose sue foto che testimoniano una vera passione per questo mezzo di espressione. Vettori ha fotografato i luoghi visti durante le operazioni militari, documentato la vita negli accampamenti e ritratto i commilitoni, gli ascari e la popolazione civile. Qualche riflesso di questo interesse si ritrova nella sua successiva produzione pittorica come nel quadro Bagnanti del 1938 dove l’immagine femminile di sinistra trae la sua origine da una foto di Vettori di una giovane donna etiope che si bagna nell’acqua di un fiume. Le grandi euforbie ammirate in terra d’Africa sostituiscono le piante grasse che hanno animato con la loro presenza molte sue nature morte. Partecipando nel 1939 al concorso Si fondano le città, ispirato a una frase del Duce e promosso dalla Borsa Marangoni di Udine, è l’unico tra gli artisti in gara ad ambientare la costruzione della nuova citta nelle terre del rinato impero.

La maturazione di un nuovo stile, interrotta dalla morte in guerra
Posto in congedo nel 1938, ritorna alla sua attività di pittore. All’inizio, riprende, rielaborandole, alcune tele del 1935, come per esempio Ritratto di donna con cappellino nero, poi ne crea di nuove, la sua ricerca è ora concentrata in prevalenza sui nudi e nei ritratti femminili, dove predomina una struttura più decisa della composizione unita ad una stesura più delicata e luminosa del colore. Si dedica soprattutto a due ambiziose composizioni con figure, le più grandi da lui realizzate: la già ricordata tela per il Concorso Marangoni e l’opera Il lavoro, la famiglia che collocano la sua ricerca sui temi più cari al fascismo. Il richiamo alle armi, nel novembre del 1940, arriva in questo momento di transizione verso una fase nuova e più matura della sua arte, che non vedrà mai la luce e che la morte spezza definitivamente.

Apertura Galleria: dal martedì al sabato dalle 15.30 alle 19.30, la domenica  dalle 10 alle 13 e alle 15.30 alle 19.30, tutti i sabati alle 17 ci saranno i percorsi assistiti gratuiti.

Ingresso alla Galleria: 3 euro, ridotto 1 euro

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