Museo dell'emigrazione - Pordenone with love
Cultura / Musei
Cavasso Nuovo

Museo dell'emigrazione

E’ un museo interamente dedicato al lavoro e all’emigrazione ed è unico nel suo genere in Friuli. L’idea di creare un museo dell’emigrazione è venuta alcuni anni fa allo scomparso e compianto prof. Diogene Penzi, un appassionato studioso delle vicende del nostro territorio. Alla sua morte il progetto è stato ripreso dal Circolo Culturale Castel Mizza di Cavasso Nuovo, dal Centro Culturale Menocchio di Montereale Valcellina con l’appoggio della IV Comunità Montana Meduna-Cellina, di Montagna Leader e dell’Amministrazione Comunale di Cavasso Nuovo. Infine, con il coinvolgimento determinante dell’Amministrazione della Provincia di Pordenone, il 17 settembre 2000 (data dell’inaugurazione) il progetto è stato portato a compimento.

Il museo si trova ed occupa tutto il secondo piano nel prestigioso palazzo dei Conti Polcenigo-Fanna denominato “Palazat” e fa parte integrante, come sezione staccata, del Museo Provinciale della civiltà contadina “Diogene Penzi”. E’ composto da circa 1.000 “pezzi” tra lettere, passaporti, avvisi di chiamata per l’estero, fotografie, diari, manifesti, documenti delle comunità all’estero e strumenti di lavoro. Di questi circa 400 sono esposti nelle 12 sezioni tematiche di cui è composto.

Seguendone il percorso, il visitatore rivive emotivamente l’esperienza migratoria del “gî pal mont” che incise profondamente sulla vita delle popolazioni friulane. All’inizio di ogni sezione, su un pannello redatto a cura del curatore scientifico Xavier Grossutti (figlio di emigranti friulani in Argentina, rientrato da alcuni anni in Friuli, si occupa di storia della emigrazione friulana) viene presentato il tema di ogni sezione. Si inizia con documenti che testimoniano la presenza di emigranti friulani nella Repubblica Veneta gia dal 1546. Percorrendo le varie sezioni troviamo gli ambulanti del cinque-seicento della Valcellina, i muratori e gli scalpellini di Spilimbergo e Sequals che vanno nelle “Germanie”. Verso la fine dell’ottocento, i primi flussi emigratori con destinazione Brasile e Argentina. Alcune sezioni sono dedicate a particolari mestieri legati a specifiche regioni di provenienza: troviamo i gia citati ambulanti della Valcellina, i cuochi e camerieri della fascia pedemontana Montereale Valcellina-Aviano, i boscaioli della Valcellina e Val Tramontina, ecc. Una sezione particolare è stata dedicata alla condizione femminile legata all’emigrazione, vista sia in forma attiva sia in forma passiva, al “gî a servi” (andare a servizio) o a fare le balie nelle varie città italiane ed alle mogli degli emigranti, che per diversi motivi rimanevano a casa, dando vita al tristemente noto fenomeno delle “vedove bianche”.

Parecchi emigranti, attraverso un duro lavoro, sono riusciti ad affermarsi e fare “fortuna”. Alcuni di questi hanno ritenuto che buona parte di questa “fortuna” doveva essere messa a disposizione della propria comunità di origine. La creazione di scuole di mestiere, di asili e di altri servizi sociali a cura di queste figure benemerite, sono il tema di un'altra specifica sezione. Infine nell’ultima sezione si evidenzia un tema di attualità, relativa alla diaspora friulana. Le condizioni economiche della nostra Regione sono in questi ultimi anni radicalmente cambiate ma molti problemi conseguenti all’emigrazione sono ancora irrisolti, come per esempio quello dei nuclei familiari non ancora completamente ricongiunti o la situazione dei nostri emigranti e dei loro discendenti che si trovano in paesi in piena recessione economica.

A sostenere le attività legate ai nostri emigranti all'estero, opera l'EFASCE (Ente Friulano Assistenza Sociale e Culturale agli Emigranti). Tra le iniziative più lungimiranti, la creazione del portale www.pordenonesinelmondo.com che si pone l'obiettivo di mettere in rete tutti coloro che, con origini pordenonesi, operano all'estero. Sono già 145 i membri iscritti e di questi 17 sono emigranti di prima generazione, 88 dicendenti di II°, III° e IV° generazione e ben 60 sono invece quelli che sono nati dopo il 1960 ed emigrati dopo il 1980.

Un ottimo bacino di contatti al quale poter puntare per rinforzare ulteriormente il legame tra corregionali, quindi.

Proprio recentemente si è tenuto un interessante convegno organizzato dall'Ente in occasione del quale si è focalizzato il tema dell'emigrazione al giorno d'oggi. Michele Bernardon, segretario dell'EFASCE ha fornito una fotografia dell'attuale situazione: ne emerge che i corregionali residenti all’estero sono, in questi ultimi 10 anni, in costante aumento anche in provincia di Pordenone, dove sono passati da 39.236 a 46.421, con un aumento del 15%. “Ne risulterebbe – ha detto Bernardon - che circa il 60% di questi siano da considerare veri emigranti. Per tutti loro tenere i contatti con la Piccola patria è ora più semplice grazie al portale www.pordenonesinelmondo.com, una sorta di piazza virtuale dove queste persone possono incontrarsi e scambiare esperienze e informazioni tra di loro. Un portale che, inoltre, funge anche da vetrina per le eccellenze pordenonesi nel mondo. Se esiste la brain mobility come è giusto che sia in un mondo globalizzato, la cosa più difficile è riportare i nostri cervelli in patria. E anche in questo senso i dati parlano chiaro: il saldo di attrazione dell’Italia è del -1,2 per cento mentre per la Germania è 5,5% e negli Usa del 20%».

Molto importante, nel caso del portale il passaparola: se avete parenti all'estero segnalate l'opportunità di iscriversi. Il tutto gratuitamente, of course!

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33092
Cavasso Nuovo
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