Il campanile delle Dolomiti - Pordenone with love
Natura / Solo da noi

Il campanile delle Dolomiti

È simbolo del Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane. La specificità morfologica dell'isolato Campanile di Val Montanaia ha contribuito a creare un vero e proprio mito nella letteratura di montagna.

Le definizioni suggestive e pittoresche si sprecano da oltre un secolo, tra gli scrittori e gli alpinisti, riprendendosi spesso le une alle altre.
Ma forse ciò che maggiormente denota la sua fama è lo scarno modo con cui è conosciuta questa incredibile guglia di oltre 200 metri nell'ambiente alpinistico di mezzo mondo: semplicemente “Il Campanile”. 
La storia alpinistica del Campanile è ricca di aneddoti e motivi di curiosità avendo destato l'interesse dei più forti alpinisti a partire dalla fine dell'ottocento. Sulle sue pareti si sono cimentati Tita Piaz , Emilio Comici, Spiro Dalla Porta Xidias, Mauro Corona, solo per citarne alcuni. 
Ma uno dei motivi di maggior curiosità è legato alla prima salita della parete avvenuta nel 1902. Due alpinisti austriaci von Glanvell e von Sarr, che da tempo stavano esplorando la zona per individuare una via di salita, in una locanda di Cimolais, incontrano Cozzi e Zanutti, due fortissimi rocciatori triestini, che avevano appena concluso un tentativo di scalata del Campanile, fermandosi poco al disotto del ballatoio sommitale. Da essi, a quel tavolo, ingenuamente ottennero le informazioni indispensabili che consentirono loro, una decina di giorni dopo, di individuare il passaggio chiave nella via di salita e giungere in vetta al, già allora, mitico Campanile.

Karl Günther von Saar ebbe modo di raccontare sulla spedizione e su Il Campanile: ”E' una visione che non dimenticherò mai! Nebbie e cupe nuvole temporalesche avanzano lentamente da Nord scavalcando le forcelle e rotolano giù dalle creste; con esse arrivano vita e movimento sui bastioni rocciosi, prima indistinti nel bagliore accecante del sole, e si notano rilievi e profili. Ad un tratto appare una torre di pietra, come non ne abbiamo mai vista nessuna. Dal centro di un solitario circo si erge bruscamente un gigantesco obelisco di circa 200 metri; la sua sagoma, rastremata verso l'alto, è interrotta a circa due terzi d'altezza da un ingrossamento. Questo è il punto più largo della torre. Non c'è dubbio possibile, non può essere che “lui”! I portatori confermano la nostra supposizione. Lo chiamano “il Campanile” tanto non può essere scambiato con nessun altro! A quella vista ogni stanchezza scompare dalle nostre membra, mettiamo in spalla i nostri sacchi e riprendiamo la marcia. Ognuno rincorre i propri pensieri e questi sono concentrati tutti su ciò che abbiamo appena visto”.

Tecnicamente si tratta di uno dei rari esempi di guglia presente in Friuli Venezia Giulia, rappresentativo della
morfologia dolomitica. Rientra nell'area delle Dolomiti, inserite nella lista del
Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. A questo geosito sono collegati importanti aspetti escursionistico-paesaggistici e storici.

La guglia di dolomia, è di una bellezza spettacolare e selvaggia: alta 300 metri ha una base di 60 metri. Si staglia contro il cielo al centro della valle, in una posizione considerata unica al mondo. È frutto dell'erosione, in particolare di quella attuata dai grandi ghiacciai che, sino a meno di diecimila anni fa, ricoprivano la valle e ne hanno plasmato la forma attuale, così come è avvenuto in tutte le vallate alpine. L'erosione è stata facilitata dalla presenza di numerose faglie che hanno sbriciolato la roccia consentendo la sua rapida asportazione. Le rocce che costituiscono questa guglia costituivano un tutt'uno con quelle dei versanti della Val Montanaia: è stata l'azione delle lingue glaciali prima e delle acque poi a separale e lasciare isolato il Campanile che deve quindi la sua spettacolarità non solo alla sua forma ma anche, e forse soprattutto, alla posizione isolata al centro di questa ripida vallecola glaciale. Il Campanile di Val Montanaia è noto dal punto
di vista alpinistico. È stato scalato la prima volta nel 1902 con un'arrampicata estremamente ardita, rischiosa ed esposta: la storia delle prime ascensioni costituisce una delle pagine più affascinanti dell'alpinismo italiano. Furono in realtà due austriaci (von Glanvell e von Saar), a completare per primi la scalata il 17 settembre di quell'anno, ma ciò non sarebbe stato possibile senza le indispensabili informazioni fornite loro dai triestini Cozzi e Zanutti che, pochi giorni prima, erano stati bloccati più dalla mancanza di attrezzatura che dalle difficoltà. Essi avevano già superato, infatti, il tratti più difficoltoso di questa ascensione, quella che oggi è nota come “fessura Cozzi”. Oggi la salita è resa più sicura grazie a materiali, tecniche e preparazioni specifiche collaudate, ma non è assolutamente una passeggiata. L'ascesa è riservata ad alpinisti esperti in quanto prevede difficoltà minime di IV grado. 
La litologia interessata è quella della Dolomia Principale, coinvolta, in questa porzione delle Prealpi Carniche, dalla grande linea tettonica chiamata Linea Barcis-Staro Selo. Nella Val Montanaia, come in molte altre vallecole della zona, tutte intensamente modellate dai ghiacciai quaternari, sono ben evidenti gli effetti delle enormi forze in gioco negli spostamenti delle masse rocciose. Lungo la faglia, la Dolomia Principale (dal comportamento rigido) si è mossa sopra rocce più recenti e deformabili. Il movimento è avvenuto lungo un piano che immerge verso Nord ed è inclinato di circa 30°. Gli strati si presentano talora verticalizzati e intensamente fratturati. L'attrito dovuto al movimento ha causato la frantumazione della rigida dolomia, generando spesso enormi depositi di detrito. Il paesaggio, modellato anche dagli agenti meteorici (e in un recente passato, come detto, anche dall'attività dei ghiacciai quaternari), appare selvaggio e caratterizzato proprio dalla forte fratturabilità delle rocce. Guglie, torrioni, pareti a strapiombo, conoidi detritici e ampi alvei sono alcuni fra i più evidenti risultati di questa intensa azione modellatrice.

Per noi, semplici escursionisti, il piacere di poterlo ammirare da vicino ben ripaga la ripida risalita della val Montanaia attraverso il sentiero CAI n.353.

Fonte: Geositi del Friuli Venezia Giulia