Pordenone, terra d'acqua - Pordenone with love
Natura / Acque
Pordenone

Pordenone, terra d'acqua

Una delle peculiarità di Pordenone è la presenza sul suo territorio di molti corsi d’acqua, dalle caratteristiche differenti.

Verso est, il confine del comune è costituito dal corso del fiume Meduna, che nasce nelle Prealpi, mentre nel centro cittadino scorrono le placide acque del Noncello, che ha origine di risorgiva a Cordenons, a pochi chilometri di distanza dal capoluogo. Sono molte le rogge affluenti del fiume Noncello, tutte dalla parte destra idrografica. L’abbondanza d’acqua ha facilitato l’insediamento di laboratori artigianali fin dalle origini della città e i dislivelli del terreno hanno consentito lo sfruttamento dell’energia dell’acqua per realizzare macchine idrauliche. Per dare maggiore continuità al flusso idrico e produrre energia idromeccanica, sono stati costruiti sbarramenti che hanno dato luogo a specchi d’acqua, in parte sopravvissuti alle continue modifiche dell’ambiente.

Tra i più antichi figurano i laghetti di S. Valentino e di S. Carlo (a cui si accede da via San Valentino), formati dalle acque della roggia Vallona, che procuravano l’energia necessaria per una cartiera e un laboratorio di battirame. Da via Benedetto

Marcello sono visibili il primo e il secondo salto del Maglio, mentre al terzo si accede da via del Maglio. Questi laghetti sono stati formati per la produzione di energia elettrica e le loro piccole centraline risultano tuttora funzionanti.

Sbarrando un ramo secondario della roggia dei Mulini in passato è stato creato il laghetto di S. Giorgio, visibile da un affaccio su via Marconi, specchio d’acqua che metteva in azione le ruote di un mulino e poi una centralina elettrica, in seguito dismessi. Piccoli specchi d’acqua sono presenti anche in pieno centro di Pordenone, come all’interno del Parco Galvani, in viale Dante (B3), e nel Parco Querini, di fronte alla stazione ferroviaria, dove il laghetto è alimentato da un ramo della roggia Codafora. Un complesso di acque e laghi importante si trova infine verso il confine del territorio di Porcia, a circa 4 km da Pordenone in direzione ovest. Qui è stato conservato il sistema dei laghetti di Rorai Grande, che serviva lo stabilimento della tessitura ed erano alimentati dalle acque dei rii Maj e Cavallin. Il rio Maj si riversa nel lago della Burida, il più grande, con oltre 10 ettari di superficie, che riceve anche le acque del rio delle Remengole e che è stato realizzato alla fine dell’Ottocento, per produrre energia idroelettrica nella centralina ancor oggi in funzione. Con la nascita, dalla metà dell’Ottocento, dei grandi cotonifici, si costruirono centrali per lo sfruttamento dell’energia idraulica e idroelettrica più grandi, utilizzando tutta la portata del fiume Noncello e scavando canali artificiali come a Torre. Deviando le acque delle risorgive del Vinchiaruzzo di Cordenons, originariamente tributarie del Meduna, si formò il canale Amman che, con la sua consistente portata, fa girare le turbine del cotonificio di Pordenone. Nella stessa centrale arrivano le acque del canale di gronda Noncello, che attraversa i vasti terreni del Seminario Vescovile. Prima della centrale, che ha turbine parallele, è stato costruito uno sfioratore, che dà vita a una grande cascata, che a sua volta regola le acque in eccesso del canale artificiale. Un altro sfioratore, realizzato con vari scalini in pietra, è visibile anche nel lago della Burida, presso il canale emissario, e forma un bella cascata nei momenti di interruzione della centrale idroelettrica.

(fonte: Touring Club Italiano “Pordenone e provincia” – autore: Giulio Ferretti)